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Antichità

Sezione Storia della vetrata

Storia del vetro L’impiego del vetro per ottenere schermi diafani da utilizzarsi per la chiusura delle finestre è molto antico: si sono trovati frammenti di vetro piatto, colato, negli scavi di Ben Assan in Egitto, databili all’inizio del II millennio a.C.; l’uso generalizzato del vetro colato, sembra comunque risalire all’età romana ( in questa epoca si colloca, probabilmente, la nascita del vetro soffiato che sostituisce molto vantaggiosamente quello fuso, permettendo di ottenere lastre trasparenti di spessore assai minore).

Nell’architettura proto cristiana, che prediligeva gli schermi diafani naturali (alabastri) trovò impiego anche il vetro montato su telai di legno: sono stati trovati resti di questo tipo a S. Apollinara in Classe a Ravenna.

La vetrata iniziò a svilupparsi in Occidente a partire dal IX – X secolo. In testi di questo periodo si possono trovare precisi riferimenti: in una cronaca di Richerio, religioso dell’abbazia di St. Remy a Reims, infatti, si accenna esplicitamente a “fenestris deversis contenentibus historias”. Storia del vetro Il documento, redatto nel 969, ci fa intendere circa l’esistenza di vetrate figurate. In età carolingia, si presume che la vetrata fu influenzata dalla tecnica del ‘cloisonné’, lavorazione di oreficeria a smalti inseriti dentro piccoli sbarramenti aurei.

Punti di riferimento esemplificativi sono da considerarsi i frammenti della testa vitrea di Cristo rinvenuta nel 1880 a Wissembourg in Alsazia ed ora conservata al Museo di Notre Dame di Strasburgo ed i cinque Profeti della Cattedrale di Augusta.

La vetrata nella sua evoluzione non fu solo influenzata dai mutamenti dei modi architettonici, ma anche dai suggerimenti che potevano derivarle dal pensiero filosofico, religioso e liturgico contemporaneo: “Le vetrate sono le scritture divine che versano la chiarezza del vero sole, cioè di Dio, nella Chiesa, e nei cuori dei fedeli, illuminandoli al tempo stesso” (Durando di Mende).